venerdì 21 marzo 2014

Risalve a tutti:)





Sono di nuovo qui per raccontarvi la mia prima esperienza con la Cassata Siciliana....

Come dire " da pronto soccorso"....

Dovete sapere che non avevo mai provato a farla, pertanto la prima volta ero molto , come dire, "legata" circa i passaggi e le quantità...

Di solito quando provo una nuova ricetta, sia essa dolce che non, seguo alla lettera tutta la spiegazione... stavolta , perchè sono molto furba, ho pensato di abbondare con il liquore Amaretto di Saronno.... un mio amico, nonchè cavia da esperimenti, ci stava per rimettere la trachea.... 

Depressa ho buttato tutto...

Secondo esperimento.... seguito pedissequamente la ricetta e stavolta mi è venuta alla grande ( almeno di gusto:D), anche se un cliente ( siciliano, che come lavoro preparava "cassate", mi ha fatto i complimenti per l'estetica:D)

Ecco a voi la mia cassata:)











P.s. è più lunga che difficile:)



Salve a tutti!!!!
Sono tornata finalmente.... Oggi vi propongo un dolce di Pasqua tipico di Napoli..... la Pastiera




Ora vi racconto le sue origini...

La storia della pastiera è legata al mito della Sirena Partenope che con  il suo dolce canto ammaliava tutti gli abitanti del golfo di Napoli. Un giorno la sua voce fu così melodiosa e soave che tutti gli abitanti ne rimasero affascinati e rapiti: accorsero verso il mare commossi dalla dolcezza del canto e delle parole d'amore che la sirena aveva loro dedicato. Per ringraziarla di un così grande diletto, decisero di offrirle quanto di più prezioso avessero. Sette fanciulle le portarono i prodotti più genuini e gustosi che si trovassero sul territorio: la farina, forza e ricchezza della campagna; la ricotta, omaggio di pastori e pecorelle; le uova, simbolo della vita che sempre si rinnova; il grano tenero, bollito nel latte, a prova dei due regni della natura; l'acqua di fiori d'arancio, perché anche i profumi della terra solevano rendere omaggio; le spezie, in rappresentanza dei popoli più lontani del mondo; infine lo zucchero, per esprimere l'ineffabile dolcezza profusa dal suo canto, in cielo, in terra, ed in tutto l'universo.
La Sirena offrì questi doni agli Dei che sorpresi da una tale bontà
realizzarono la pastiera, unendo sapientemente tutti gli ingredienti.
La Pastiera ha dunque una storia antica e mitologica che viene ripetuta di
padre in figlio proprio nel periodo pasquale quando il dolce domina sulle 
tavole e riempie stanze e case del suo aromatico odore.

Maria Teresa D'Austria e la pastiera .
Si racconta che Maria Teresa D'Austria, consorte del re Ferdinando II di  Borbone, soprannominata dai soldati "la Regina che non sorride mai", cedendo alle insistenze del marito, famoso per la sua ghiottoneria, accondiscese ad  assaggiare una fetta di Pastiera e non poté far a meno di sorridere, compiaciuta, alla bonaria canzonatura del Re che sottolineava la sua evidente  soddisfazione, nel gustare la specialità napoletana pare che a questo  punto il Re esclamasse: "Per far sorridere mia moglie ci voleva la Pastiera, ora dovrò aspettare la prossima Pasqua per vederla sorridere di nuovo".

 La vera nascita della pastiera:

La pastiera accompagnò le feste pagane celebranti il ritorno della primavera, durante le quali le sacerdotesse di Cerere portavano in  processione l'uovo, simbolo di vita nascente. Per il grano o il farro, misto alla morbida crema di ricotta, potrebbe derivare dal pane di farro delle nozze romane,  dette appunto:  " confarratio ". Un'altra ipotesi la fa risalire alle focacce rituali che  si diffusero all'epoca di Costantino il Grande, derivate dall'offerta di  latte e miele, che i catecumeni ricevevano nella sacra notte di Pasqua al  termine della cerimonia battesimale. Nell'attuale versione, fu inventata  probabilmente nella pace segreta di un monastero dimenticato napoletano. Un'ignota suora  volle che in quel dolce, simbologia della Resurrezione, si unisse il profumo dei fiori dell'arancio del giardino conventuale. Alla bianca ricotta mescolò una manciata di grano, che, sepolto nella bruna terra, germoglia e  risorge splendente come oro, aggiunse poi le uova, simbolo di nuova vita, l'acqua  di mille fiori odorosa come la prima vera, il cedro e le aromatiche spezie venute dall'Asia. È certo che le suore dell'antichissimo convento di San Gregorio  Armeno erano reputate maestre nella complessa manipolazione della  pastiera,

 La pastiera va confezionata con un certo anticipo, non oltre il Giovedì o il Venerdì Santo, per dare agio a tutti gli aromi di cui è intrisa di amalgamarsi in un unico e inconfondibile sapore. E permettere al dolce di asciugarsi e perdere l'umidità data dall'uso della ricotta. La Pastiera va cotta in forno, possibilmente quello a legna e prima di essere cotta viene sistemata in semplicissimi ruoti di alluminio con cui spesso poi viene anche venduta. La ricetta classica prevede: farina, uova, ricotta, grano, zucchero. A questa si aggiungono poi delle variazioni. Nella costiera amalfitana si usa "riempire" la pastiera di crema pasticciera, nel Nolano viene realizzata una pastiera di tagliolini mentre  a Benevento si usa realizzare una pastiera di riso.
Se vi è piaciuta la storia della pastiera a breve vi darò la ricetta :)
E' semplice ma laboriosa.... e per gli  amanti un gustoso fine pranzo a cui non poter rinunciare:)